FacebookTwitterGoogle BookmarksLinkedin

GIOCO D'AZZARDO PATOLOGICO
LUDOPATIA


Servizi per la cura, terapia e attività di prevenzione del GAP


> Il centro Hikikomori a Milano (+ rete sul territorio) fornisce percorsi di terapia della dipendenza da gioco d'azzardo patologico (gioco d'azzardo compulsivo o ludopatia) che iniziano dalla cura della persona, della consapevolezza delle problematiche interiori, gestione degli impulsi e delle emozioni profonde, e reintegrazione della sfera affettivo-relazionale, attraverso colloqui di psicoterapia ed altre tecniche integrate proposte e selezionate per ogni caso specifico

> Accanto alla terapia individuale o di gruppo viene fornita l'assistenza ai familiari e ove indicato la consulenza legale

> Il centro è finalizzato inoltre ad attività di studio e prevenzione della dipendenza da gioco d'azzardo patologico con iniziative sul territorio di Milano e Lombardia


Caratteristiche e differenze tra:  comune gioco d'azzardo sociale,
gioco d'azzardo problematico e  gioco d'azzardo patologico (ludopatia)


Il gioco, in generale, in quanto espressione della sfera ludica dell’uomo, facilita la crescita, favorisce la socializzazione e rappresenta un utile svago ed evasione, che aiuta a scaricare tensioni accumulate o fa provare l’emozione del rischio. Secondo Eugen Fink, il gioco rassomiglia ad un’oasi di gioia. Giocando siamo per un po’ liberati dagli ingranaggi della vita e recuperiamo una dimensione più leggera e felice. Il gioco d’azzardo, nello specifico, rientra nella categoria dei giochi di alea: è cioè una scommessa su ogni tipo di evento a esito incerto in cui il caso, in grado variabile, determina l’esito stesso (Bolen, Boyed, 1968). Il gioco d’azzardo è un rifugio della mente (Steiner, 1993), uno spazio in cui si costruisce una realtà parallela alternativa alla realtà quotidiana e a cui si ricorre per sentirsi liberi dai vincoli e dalle fatiche della vita quotidiana. La scommessa è lo spazio dell’invenzione, in cui si può immaginare il proprio futuro e costruire il mondo che si desidera.

Tuttavia, il gioco occasionale che consente di medicare l’Io, rinforzarlo, nutrirlo, può trasformarsi in gioco patologico con preoccupanti costi individuali e sociali, se si perdono di vista i confini. Da gioco innocuo e comune passatempo, il gioco d’azzardo diventa un bisogno compulsivo e un problema di vita o di morte. Il giocatore d’azzardo vittima di dipendenza si sente spinto a tentare la sorte, il destino e spera di essere fortunato. Bergler (1957) ha elaborato una teoria che ha alla base il concetto di “masochismo”. L’ipotesi centrale è che il giocatore è spinto a giocare da un desiderio inconscio di perdere. Tale attitudine è tipica di quelle persone che inconsciamente cercano l’umiliazione, la sconfitta e il rifiuto. Questo meccanismo risale ai primi stadi dello sviluppo e ci si riferisce al meccanismo difensivo del bambino, per fronteggiare il forte senso di colpa e l’aggressività, suscitati dalle limitazioni dei genitori e dalla loro imposizione del principio di realtà su quello di piacere. Vengono messe in atto condotte punitive e penalizzanti, anziché difendersene e questo comportamento si manterrà anche nell’età adulta. Il giocatore d’azzardo continuando a giocare anche se in perdita, trae la sua autopunizione. Sempre secondo Bergler, il giocatore compulsivo si caratterizza per la ricerca della tensione piacevole e dolorosa, del fremito enigmatico, che è spesso più forte del desiderio di vincere. Una persona normale fa di tutto per evitare l’incertezza dolorosa, mentre il giocatore d’azzardo la cerca ed aspetta con ansia il risultato della sua scommessa. Il giocatore d’azzardo è come spinto a giocare da forze inconsapevoli sulle quali non ha alcun dominio.


Sintomi del gioco d'azzardo patologico

Nel DSM-IV (1994) vengono indicati 10 criteri comportamentali per la diagnosi del gioco d’azzardo patologico (GAP):

  1. Eccessivo coinvolgimento nel gioco d’azzardo (pensieri ossessivi e ricorrenti sulle trascorse esperienze di gioco e sulla pianificazione delle prossime imprese o dei modi di procurarsi il denaro per giocare)
  2. Bisogno di giocare somme sempre maggiori per raggiungere lo stato di eccitazione desiderato
  3. Tentativi ripetuti e falliti di controllare, ridurre o interrompere il gioco d’azzardo
  4. Durante i tentativi di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo, il soggetto appare irrequieto o irritabile
  5. Il soggetto ricorre al gioco come fuga dai problemi o per ridurre il senso di disperazione, colpa, ansia, depressione
  6. Dopo la perdita, il soggetto torna a giocare per rifarsi (inseguimento delle perdite)
  7. In genere, il giocatore mente in famiglia e con gli altri sul grado di coinvolgimento nel gioco d’azzardo
  8. Commette azioni illegali come falsificazione, frode, furto, appropriazione indebita per finanziare il gioco d’azzardo
  9. Mette a rischio o perde una relazione importante , un lavoro, un’opportunità di formazione o di carriera a causa del gioco
  10. Confida negli altri per avere il denaro necessario per far fronte ad una situazione finanziaria disperata a causa delle perdite da gioco.


>>  gioco patologico / compulsivo  ( ludopatia )

La presenza di almeno 5 di questi sintomi nello stesso soggetto conduce alla diagnosi di “gioco patologico (ludopatia) ed alla definizione del soggetto come “giocatore patologico” (o pathological gambler). Caratteristica predominante di questi soggetti è l’essere sopraffatti da un’incontrollabile brama di giocare. Moran (1975) sostiene, infatti, che il giocatore d’azzardo patologico non gioca per il guadagno materiale, ma per il piacere che deriva dal giocare. Negli ultimi anni si è avanzata l’ipotesi di un’interrelazione fra gioco d’azzardo patologico e abuso di sostanze o della Rete. In questi soggetti possono addirittura manifestarsi sintomi di astinenza come: ansia, sudorazione, nausea, vomito e tachicardia. Il quadro complessivo è comunque quello di una progressiva pervasività del gioco d'azzardo nella vita del soggetto, che conduce ad una catena di perdite o danneggiamenti nella sfera relazionale, familiare, matrimoniale e lavorativa. In tali casi è chiara l'utilità di un intervento che possa invertire questo percorso, nella forma di una terapia specifica per la dipendenza da gioco d'azzardo complusivo (colloqui di psicoterapia e altre terapie integrate). In Italia è stata fatta una stima dei giocatori patologici rientrante nel 3% della popolazione generale (Spazzapan, 2001).


>>  gioco d'azzardo problematico

I giocatori problematici (problem gamblers) sono quelli, invece, che manifestano da 1 a 4 dei criteri evidenziati nel DSM-IV. Si tratta, quindi, di soggetti che non riuscendo ad avere il pieno controllo sul gioco, iniziano a compromettere con la loro condotta l’ambito personale, familiare e sociale, pur non giungendo ad una fase di disperazione.  I giocatori problematici sono fortemente a rischio di diventare giocatori patologici e fanno parte di un continuum, di una progressione verso il livello più grave e distruttivo del gioco patologico. Anche un giocatore problematico può trarre beneficio dall'intraprendere una terapia mirata, migliorando la gestione e la cura di sè stesso, prevenendo l'eventuale passaggio al gioco patologico ed il crescendo di danni connessi. Questa tipologia di giocatori rappresenta in Lombardia come in altre regioni una fetta più ampia della popolazione.


>>  comune gioco d'azzardo sociale

Infine, tra i giocatori non problematici (non problem gamblers) si possono distinguere due gruppi: i “non giocatori” e i “giocatori sociali” (o social gamblers; Dickerson, 1984). Alla categoria dei giocatori sociali appartengono quei soggetti (giocatori occasionali e giocatori abituali), che giocano solo per divertirsi, per passare il tempo e rilassarsi. Consciamente e inconsciamente desiderano vincere, ma preferiscono giochi più lenti e sono in grado di smettere in qualsiasi momento. In un certo senso i giocatori d'azzardo non problematici sono già loro stessi una cura efficace per i propri equilibri ed i rischi di abuso connessi al gioco d'azzardo. Problemi sorgono invece quando in una descrizione rassicurante come questa possono cercare di rispecchiarsi anche giocatori problematici o patologici, mettendo in atto in una prima fase, anche lunga, meccanismi di negazione della dipendenza dal gioco, ritardando la decisione di riconoscere un problema e contrapporre una cura.



Centro Hikikomori - Milano - Settembre 2012