SHOPPING COMPULSIVO
SHOPPING ADDICTION
Distinguiamo il semplice shopping, momento di gratificazione, dalla dipendenza da shopping compulsivo e suoi rischi. Presa di coscienza e percorso terapeutico di cura.
Il confine tra lo shopping praticato in maniera innocua dalla maggior parte delle persone e lo shopping patologico, risiede nella forma compulsiva che l’atto del comprare viene ad assumere:
> shopping per la maggior parte delle persone è un momento di autogratificazione, che aiuta a distendersi, a coccolarsi e ad alleviare tensioni e frustrazioni. In questo caso lo shopping è un semplice atto di compensazione
> shopping compulsivo (o "shopping patologico") invece, tende ad invalidare la vita familiare, sociale, relazionale e finanziaria del soggetto che ne è vittima
In presenza di una dipendenza da shopping compulsivo più o meno avanzata un primo passo è la presa di coscienza o la consapevolezza di un disagio profondo. Si potrà così decidere di intraprendere un cammino di cura di sé stessi. Alle persone che si rivolgono al nostro centro a Milano (+ rete sul territorio) forniamo percorsi di terapia per la dipendenza da shopping compulsivo, accompagnandole verso una maggiore consapevolezza delle problematiche interiori correlate e gestione degli impulsi, attraverso sedute di psicoterapia con personale altamente specializzato.
Shopping compulsivo: caratteristiche di una dipendenza socialmente accettata
Kraepelin, già nel 1915, descriva la mania di comprare o “oniomania” come un impulso patologico a comprare. Possiamo trovare interessanti casi clinici in alcuni personaggi di rilievo storico:
ad es. Maria Antonietta, Mary Todd Lincoln (possedeva 84 paia di guanti), Jackeline Kennedy e la principessa Diana erano appassionate di vestiti (MacDonald J., 2003).
L’APA (Del Pio, 2000) include lo shopping compulsivo nella famiglia dei disturbi di personalità ossessivo-compulsivi (sintomo introiettivo di oggetti, tipico anche della bulimia), e come tale rilsultano efficaci, per la cura, tecniche di psicoterapia ed altre terapie integrate.
Nei disturbi ossessivo-complulsivi, nel caso specifico nello shopping compulsivo, la spinta a compiere quel determinato comportamento è volta più all’alleviamento di uno stato di malessere, piuttosto che al raggiungimento del piacere. L’azione viene così svuotata dal suo significato primario e diviene una sorta di rituale che funge da “sterilizzatore del disagio interiore”. I soggetti affetti da questa dipendenza descrivono un senso di vuoto alla base, che ricorda le caratteristiche del disturbo borderline di personalità. L’atto dell’acquisto provoca un senso di riempimento che però si rivela solo transitorio e fittizio. Il momento dell’azione è catartico e liberatorio e provoca una sensazione di piacere immediata, che viene quasi subito sostituita dal doloroso senso di colpa che travolge il compratore compulsivo. Una conseguenza è la perdita di controllo non solo sui propri comportamenti di acquisto, ma anche sulla propria vita in generale (Cesare Guerreschi, 2005). Nel caso della “consumopatia da dipendenza” si nota che l’eccesso negli acquisti è espressione di una vera e propria sindrome psichiatrica, con caratteristiche simili rispetto alla dipendenza da sostanze, ai disturbi ossessivo-compulsivi e al mancato controllo degli impulsi. In genere, si manifesta come necessità di acquistare oggetti di ogni genere fino al punto di non poter più controllare il proprio comportamento e subendo gravi contraccolpi nella sfera relazionale, familiare e finanziaria. Si arriva, talvolta, a contrarre debiti di notevole portata o a rubare per poter continuare la folle corsa agli acquisti.
Ruth Engs (in Abbott-Moore, 2000), parla di “shopping addiction” collegando questo disturbo più all’ansia che alla depressione. In genere, si riscontrano le cause dell’ansia in problemi correlati al benessere o a dei disastri economici. Le persone che hanno vissuto queste situazioni in maniera problematica tendono ad accumulare sempre più oggetti per placare il senso di vuoto e mancanza. Un’altra causa può essere il timore delle opinioni altrui: la grande quantità di oggetti da esporre può far aumentare il livello di autostima, può agire come fonte di apprezzamento e fa sentire bene e importanti. Black (1999) sostiene che questi pazienti hanno ereditato una sorta di vulnerabilità ai comportamenti impulsivi, infatti, se per qualche motivo non viene attivato lo shopping, l’atteggiamento impulsivo troverà altre vie per manifestarsi.
Si nota in molte ricerche (Lejoyeux et al., 2002), che le persone affette da shopping compulsivo presentano talora casi di co-occorrenza rispetto ad altre forme di dipendenza come il gioco d’azzardo o l’abuso di sostanze, oppure migrano da una forma di dipendenza all’altra.
Criteri per la definizione della dipendenza da shopping compulsivo
McElroy (1994) ha indicato i seguenti criteri diagnostici per individuare lo shopping compulsivo:
- frequente preoccupazione o impulso a comprare, esperiti come irresistibili, intrusivi o insensati
- comprare frequentemente al di sopra delle proprie possibilità, spesso oggetti inutili e di cui non si ha reale bisogno, per un tempo più lungo di quello stabilito
- l’atto del comprare causa stress marcato e interferisce in maniera significativa con il funzionamento sociale e lavorativo, determinando problemi finanziari (debiti o bancarotta).
Lo shopping compulsivo, come risulta, è un disturbo che porta ad una necessità di fare acquisti, alla quale il soggetto non è in grado di sottrarsi. Questo comportamento ripetitivo e incontrollabile assorbe completamente l’individuo provocando gravi conseguenze finanziarie e danni alla vita relazionale e familiare.
Sorrentino(2001) individua 4 categorie di dipendenti da shopping analizzando i tipi di prodotti che prediligono:
- collezionisti: si dedicano solo ad alcuni oggetti
- onnivori: comprano tutto senza distinzione
- maniaci dell’affare: acquistano qualsiasi oggetto purché in promozione e ad un prezzo vantaggioso
- compratori virtuali: fanno acquisti on line su internet; v. shopping compulsivo on line
Nella categoria dei collezionisti si possono riscontrare alcune differenze di genere. Le donne sono più predisposte ad acquistare oggetti che aumentino o migliorino il proprio aspetto fisico e quindi il loro potere seduttivo: scarpe, vestiti, borse, gioielli e profumi. L’attrazione per questo genere di articoli, strettamente correlati con l’immaginario collettivo della bellezza e di cura del proprio aspetto, può generare un aumento del livello di autostima, grazie al miglioramento della propria immagine. Ma sappiamo bene, che le cause sottostanti dello shopping compulsivo hanno radici ben più profonde che esulano dal semplice aspetto esteriore (Cesare Guerreschi, 2005).
Centro Hikikomori - Milano - Settembre 2012